Zurigo Ironman day

14.57.02, partiamo dal tempo, intanto.

Un tempo finale orribile, figlio di tanti piccoli “incidenti” che hanno costellato queste 24 ore. La cena del sabato, programmata per le 20 (io, Gianni, Nazario e Carla), in un ristorante a caso, e protrattasi fino alle 22 per motivi a noi ignoti. La colazione del mattino (ricordo che siamo in un hotel a 5 stelle L), a livello di un 2 stelle (e sono buono), con la roba portata a rate, con pane secco, e per avere tutto mi ci e’ voluto oltre mezzora, invece che i 10 minuti programmati. Sai te che mi frega di avere l’house keeping ogni 2 ore che mi viene a chiedere se va tutto bene, per che’ questo vuol dire essere in 5 stelle L?

E quindi in zona cambio gia’ con quel malumore che non promette nulla di buono. Il nuoto, con (ora ne ho la certezza) una muta del cazzo. O meglio, eccellente per chi nuota gia’ abbastanza parallelo, sull’acqua, non per me che nuoto a 45°: altrimenti non si spiega l’1:12 di Francoforte (acqua dolce) 2008 fatto con la Orca 3.8 e i 2 x 1:27 di questi ultimi 2 in lago: passi per Coeur d’Alene, che c’era un ondina e una corrente fastidiosa, ma qui era calma piatta. Mi ero innervosito a Coeur d’Alene, qui ho stramaledetto la Erox da puffo.


La bici, a parte i primi 30 km lungo lago riusciti in appendice, gli altri 150 km praticamente tutti sulle coppe poggiagomito, tra l’inchiodata alla scapola e la cervicale: “cosi’ imparo a mettermi il casco a goccia che convoglia l’aria fresca (perche’ non era caldo per i primi chilometri…) sulla schiena bagnata dal nuoto, e poi dalla pioggia”. Unica soddisfazione non aver mai messo il piede a terra, se non per fare pipi’ e massaggiare i piedi (ma a questo ero preparato). Altro errore di leggerezza: avevo preso 4 barrette, senza contare una buca, un problema qualsiasi: difatti 2 le ho perse per strada. Cosi’, all’inizio del secondo giro ero piuttoso affamato, ma ho spedito Carla a recuperarne qualcuna. E 7 ore le ho passate pedalando alla meno peggio.


Quando son sceso dalla bici, la schiena ha continuato a farmi male, come i piedi. E allora in soccorso e’ arrivata, ancora una volta, quella santa donna di mia moglie, che mi ha procurato 2 Nurofen, con cui ho potuto, almeno camminare il primo giro. Dal secondo, quando stavo meglio, se correvo piu’ di 500 m la sensazione di vomito nausea era troppo forte. In queste condizioni ho avuto solo una possibilita’, per finire: staccare il cervello e smettere di ragionare, perche’ stavo facendo i conti che non sarei riuscito a finire, stavolta, di quel passo.


Ultima mazzata la vista della medaglia di finisher: ero venuto qua per conquistare la medaglia “crociata”, che davano l’anno scorso o 2 anni fa: macche’, uno schifo di medaglia cosi’! Se lo sapevo andavo a festeggiare altrove l’undicesimo ironman. Quindi alle ortiche la sfida con Gianni (mi ha rifilato quasi 2 ore) i propositi di tempone, e come unico fine, il traguardo. A costo di impiegarci tutte le 16 ore del tempo massimo. Cosi’ non e’ stato, per fortuna, ma al momento il mio fisico non sopporta 2 ironman in 20 giorni.

Infine i ringraziamenti:

Al Greguràtt.

A quello (Nicola Zecchi?) che mi si e’ parato davanti in riva al lago riconoscendomi, e riconoscendosi lettore di questo blog (bonta’ sua!), raddrizzando un po’ la mia giornata.

A Marco Scotti, che mi ha passato sulla prima Forch, come io fossi fermo. E poi sempre pronto ad incitarmi, quando mi vedeva.

A Gianni e Nazario, encomiabili al mio arrivo (con tanto di video).

A Mirko che al suo primo ironman ha segnato 10.43.18 e a sua moglie Paola che mi ha tirato su in un momento di crisi.

A Claudio e Luca.

A PLP.

A tutti quelli che mi gridavano qualcosa sul percorso (sia bici sia corsa, e sono stati tantissimi!!!) perche’ la sportivita’ degli svizzeri e’ insuperabile.

Ed ora riparto. Dall’Elba il 27 settembre, perche’ un ironman deve essere difficile, senno’ che gusto c’e’?

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