Maratona dles Dolomites

Rileggendo il post 2010, non ero convintissimo che lasciare l’auto nella piazza di La Villa fosse la soluzione migliore, visto che l’anno scorso ero comunque dovuto tornare in bici all’Armentarola, smoccolado furiosamente per la salita che dai 1400 de La Villa si deve fare per arrivare ai 1600 dell’Armentarola.

Ma proprio per questo, unito alla consapevolezza che -come minimo- avrei fatto il percorso medio, abbiamo -ieri sera- riportato l’auto nella piazza. Sapendo di metterci un bel po’ pensavo che l’attesa non sarebbe stata eterna, in compagnia, oltretutto, di Carla che con spirito di iniziativa aveva deciso di venirmi a vedere arrivare.

Venerdi sera, al ristorante ci siamo tuffati nelle cultura ladina con cena tipica, abbondante e con il buffet di carni (e dolci). Ieri ci siamo goduti un bel sentiero che ci ha portato alla Capanna Alpina, ai piedi del Valparola, nel parco Fanes-Senes-Braies, che poi e’ solo un antipasto alle decine di sentieri che da li’ portano “in quota”. Ed anche ieri sera i dolci erano a buffet. Oltre al resto, veramente sublime.

Cosi’ stamattina alle 4.30 ero a fare una frugalissima colazione, secondo i dettami di Marino, l’alimentarista pazzo. Alle 5.42 in seconda griglia (grazie al pettorale gold), anche piuttosto vicino al cancello della primissima ed ambitissima griglia,


e difatti passo sotto lo striscione dei 25 anni della Maratona a soli 2 minuti dallo start.

Il Campolongo e’ uguale a come lo ricordavo, tignoso ma fattibile, a meta’ circa mi saluta Bacco, uno dei pochissimi iscritti che quest’anno conosco. Scollino bene, la gamba non e’ affaticata e affronto allegro la discesa che porta ad Arabba. Da qui si gira a destra e si comincia il Pordoi. Anche questo me lo ricordavo uguale, lungo ma fattibile. Poco prima di scollinare ecco l’alimentarista pazzo, che partito con l’ottomilaottocento e qualche cosa (in ultima griglia) dopo aver giurato che l’avrebbe fatta in tutto relax e’ li che sale ai 20/km all’ora. Io, ovviamente vado alla meta’, ed anche meno.

La discesa e’ (come l’anno scorso) piuttosto fresca, ma quest’anno mi sono fatto furbo, la ceratina super teconologica che tolgo quando faccio le salite e metto in discesa: mi costa qualche minuto ma mi salvo la salute. Il Sella e’ duro di suo, ma quest’anno, che ho 7 chili in meno, sembra un po’ meno duro. Cosi il Gardena, quasi una passeggiata, tant’e’ che nel falsopiano che precede i due chilometri finali, mi concedo un po’ di appendici. Quando sono a Corvara nessun tentennamento, a sinistra per il medio (o il lungo). Il secondo Campolongo sembra pure piu’ facile, e una volta in cima mi compiaccio di me stesso scatto una foto e proseguo per la discesa.

Da Arabba, stavolta si va a sinistra, e sono quasi convinto per il lungo quando i piedi (anzi, solo il sinistro) decide che e’ ora di dare la scossa. Mi fermo, e massaggio. Al bivio per il Giau purtroppo devo prendere il Falzarego, perche’ il sinistro duole ancora. Nei 10 km del Falzarego succede di tutto, vengo tamponato (si si avete letto bene! Tamponato da un altro ciclista!), rischio di fare un incidente per arrivare ad una fontanella e ancora devo fermarmi per il piede dolente. Ma la sofferenza dei 2 chilometri finali al 10% del Valparola sono indicibili, superati solo dai 4 km che separano il traguardo di Corvara da La Villa, controvento ed in salita.

Alla fine, dopo quasi 6 ore e 50 minuti sono al traguardo, con Carla ad attendermi: soddisfatto e riempito di regali: cappellino, medaglia e gilet, tutto con il logo estremamente kitch che quest’anno caratterizza la 25ima edizione.


Anche quest’anno ho dovuto aspettare fino alle 16.15 per tornare in auto all’hotel, pero’….

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