Monte Serra

Approfittando di un convegno di Carla in quel di Pisa mi sono attivato per un bel giro ciclistico nei dintorni. Leggendo alcuni blog e forum tutti parlano molto bene di questo Monte Serra, praticamente la montagna dei ciclisti pisani. Consultando poi i siti istituzionali (salite.ch, ad esempio) scopro che il Serra ha tre versanti scalabili (Calci, Buti e Pieve di Compito), che tutte le salite si aggirano sui 10/12 km e la pendenza media non e’ inferiore al 6,8% (un versante, 7,8% gli altri due). Numeri che ad inizio stagione sono piuttosto impegnativi.

Ma non mi faccio intimidire. Cosi’, lasciata Carla (e altre due colleghe) al convegno punto diritto a Calci, e trovato un bel parcheggio (sia pure assolato) scarico la bici e parto. La strada segue un rio molto folkloristico, e il paese si sviluppo lungo questo rio per qualche chilometro. O almeno mi e’ sembrato, dato che dopo aver lasciato l’auto la salita subito si dimostra ostica con abbondanza di pendenze all’11%.

Ed anche oltre, 13, 14%, dato che diverse volte si attraversa il rio (in piano, o quasi) e poi la salita riprende con ancora maggior vigore. Non molla mai, anzi si’, molla dopo 11 chilometri, a Prato Calci, 801m.

Settecentosessantuno metri sopra i 40m slm di Calci. Ma non e’ mica finita…. Per arrivare alla cima, ovvero alle antenne RAI (917m) c’e’ un altro chilometro abbondante, ovviamente al 8,8%.

Delusione totale perche’ in cima, nell’ordine, trovo: lavori in corso, cartello di divieto di accesso ai non autorizzati, casotto operai, un Sebach, cancellate e lo sterrato.


Sopra a questo schifo, le antenne.

Un’ora e 37′ per cosi’ poco? Vabbe’, ridiscendo fino al Prato, e decido di scendere a Pieve di Compito, l’altro versante duro. In discesa mi congelo, dato che per la maggior parte questo versante e’ all’ombra. Cosi’ imparo a pensare che sotto l’appennino sia caldo “a prescindere”.

Arrivo al km zero di Pieve fra decine di tedeschi a piedi. Almeno 5 pullman stazionano nei parcheggi… Pieve di Compito, e chi se l’era mai filata prima? Poi aguzzo la vista, ammiro che il paese e’ decisamente bello (ma addirittura da essere meta turistica, con Pisa dietro l’angolo?) e capisco: un cartello spiega che qui siamo nel “Borgo delle camelie”. E in questi giorni c’e’ l’Mostra delle Antiche Camelie della Lucchesia.

Si, ok, ma io ho da scalare una montagna, poche pippe, e fate largo! Questa apparentemente e’ piu’ facile, nel senso che i chilometri sono ben segnati (al Prato sono 9), e dovrebbero dare un senso di tranquillita’. I primi 2 e mezzo li macino bene. Per forza, la pendenza del 7,7 adesso sembra pianura, con quello che ho fatto finora… Poi un tornante e sono dolori: prima 8,4 per mezzo chilometro poi tutto uno ad oltre il 10%… Barcollo ma non mollo.

9,6%, 9,2% ed una altro mezzo a 9,6%.. Le gambe urlano, il fiatone e’ grosso ma sono sempre li. Al massimo zigzago. Mi alzo sui pedali, sono quasi in equilibrio. La cadenza e’ sotto le 40 rpm, ma procedo, un metro alla volta. Traffico, zero, per fortuna. Infine l’ultimo chilometro e mezzo al 7 e mezzo, sembra discesa, azzardo il padellone! Prato di Calci, ancora.

La mia schiena dice stop e a malincuore scendo di nuovo a Calci. Evitando la seconda scalata ai ripetitori e l’ultimo versante, di Buti

Dopo aver lottato per oltre 3 ore e mezzo. Ma che gli danno ai pisani da mangiare per affrontare (incrociati almeno una decina di ciclisti) queste rampe?

Il resto della settimana, comunque, non ho certo riposato. Ieri giro classico di Pulce – Val di Zena – Quinzano – Valle dell’Idice – Pulce, seguito da 3 km di corsa in transizione. E tanto nuoto, martedi e mercoledi. Domenica scorsa avevo accompagnato Carla nella sua corsa, limitandomi io ad 11 km.

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