Discordo.

Un grande atleta, intervistato su una rivista di sport, ha affermato che “non mi piace vedere gente che va allenarsi (sic!) di proposito con la divisa da triathlon, magari con il body, quando non ce n’e’ bisogno, giusto per apparire“. Presente! Innanzitutto ricordo che quando lo frequentavo (ed ero in squadra con lui) la divisa era “d’obbligo”, sempre, come il casco in bici. Perche’ dovevamo farci riconoscere.
Io sono molto orgoglioso di vestire la divisa da triathlon sempre (anche e soprattutto quando mi alleno), ed ora che ho qualche chilo di troppo e la divisa “tira” e li mette ben in evidenza, la uso lo stesso, fregandomene. Sono orgoglioso di vestire i colori sociali dellla Polisportiva Porta Saragozza e di far sapere che faccio triathlon, perche’ il triathlon e’ uno sport per tutti, anche per chi non ha un fisico scultoreo. Direi soprattutto, visto che lo pratico.

Mi spiace amico, ma qui hai toppato di brutto! Come quando affermavi che gli Ironman dovevano essere “riservati” solo a certi atleti (i pro come te, guarda caso) dimenticando che i suddetti pro vivono di sponsor che -a loro volta- vivono delle vendite che fanno a noi “appassionati”. E’ evidente che l’evoluzione di questo ragionamento lo ha portato anche nella direzione del discorso contro la divisa riportata testualmente sopra e pubblicato dalla rivista. Posso testimoniare (conoscendo un gran numero degli atleti della cui squadra e’ Istruttore sociale) che suddetti atleti vestono la divisa da triathlon “soprattutto” in allenamento.

Dopo questa puntualizzazione, passiamo alla gioia di praticare uno sport composto da tre sport. Oggi avevo in programma un bel lungo di bici (4 orette) in mattinata, per poi, nel pomeriggio fare una bella corsa nella competitiva di 10 chilometri a Sant’Agata Bolognese.

Evidentemente una (o tutte?) fra la maratonina di domenica scorsa, la parziale scalata al Monte Grappa di mercoledi’, la ventosa seduta nella Valle del Sillaro di giovedi’, o anche il nuoto lattacido di ieri mi ha spappolato le gambe, cosi’ io stamattina dopo dieci minuti di bici ero alla frutta, lungo la fondovalle Savena, tanto da non riuscire a tenere le ruote dei miei compagni (il cinno, il chimico il ciclista e Luca Giro, in pregara). Cosi’ arrivato (trascinandomi) al bivio per Monzuno, ho salutato e sono ritornato (con Luca Giro) alla macchina, facendo circa un quarto di quello che mi ero prefissato, e meno male che ero in compagnia, senno’ non sarei arrivato nemmeno li’.

Legittima preoccupazione, quindi, per il pomeriggio, in una gara in cui gia’ l’anno scorso mi ero fermato (per la noia mortale del percorso), una discreta afa (a fine marzo fastidiosissima) e con un affaticamento generale. Ed invece partito lento lento (a 5.30/km) con il Garmin che suonava di rallentare perche’ avevo impostato una seduta di variazioni di velocita’ troppo lente, ad un certo punto mi sono detto che se doveva suonare almeno lo facesse perche’ andavo forte.

Difatti ho cominciato ad aumentare il passo, fino ad un ultimo chilometro in cui ho fatto proprio una volatona. Doppia felicita’ per la notizia che per la prima volta un triathleta della Polisportiva Porta Saragozza e’ arrivato primo dei nostri e undicesimo assoluto. Non siamo piu’ i brutti anatroccoli!

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