IM Kona e Hawaii

Inserite le foto, in corsivo le correzioni e/o le aggiunte al testo

Domenica 6 ottobre (meno 6)

Le operazioni di imbarco sono oramai routine, per noi, e solo il cambio di parcheggio e shuttle per l’aeroporto (Parking&GO, stavolta, gli altri -i viola e gli azzurri, uniti ormai, sono diventati troppo sgarbati) ha movimentato la mattinata. Che tra l’altro e’ iniziata con molta piu’ calma, avendo preso il volo di meta’ mattina. Decisamente un’esperienza migliore, molta meno stanchezza e meno stress. 
Come al solito i soliti riti voodoo (e 100 euro per la bici) perche’ le valigie non si disperdessero per i vari smistamenti e via che ci imbarchiamo. Anche a Francoforte niente di nuovo da segnalare, tempi giusti per i transit. Come al solito il mio passaporto desta curiosita’, visto che oltre ad essere datato (8 anni), la pellicola a fianco della foto e’ staccata e potrei anche aggiornarla, ma forse cio’ non piacerebbe troppo alle varie dogane. 
Sul volo per Los Angeles i nostri posti sono molto arretrati, ma almeno non ci sono famiglie e bambini. Ottima selezione di entrateinment, con film nuovissimi (subito mi sono visto Now you see me) e serie inedite (Vikings), di cui mi sono divorato i primi 9 episodi. Al solito abbiamo scelto posti esterni di fila, contigui sul corridoio, che offrono maggiore liberta’.

Con Carla abbiamo deciso di fare la notte a Los Angeles. Pur essendoci la possibilita’ di arrivare in giornata a Kona (comunque una giornata di 36 ore, dato che con il fuso avremmo guadagnato 12 ore), abbiamo preferito “prendere fiato” e fare la sosta notturna a Los Angeles. Ieri sera, infatti, le operazioni di sdoganamento non ci avrebbero comunque permesso di imbarcarci sul volo per Kona con un inutile stress da parte nostra, quindi, con calma, abbiamo reimbarcato i bagagli “grossi” (dato che il volo per Kona era entro le 24 ore) e con i nostri trolley ci siamo fatti venire a prendere dallo shuttle dell’hotel (Radisson Airport) e presi una nottata di riposo. 
Cosi stamattina, dopo una colazione a buffet in hotel, siamo belli freschi e pronti per imbarcarci per Kona.

Lunedi 7 ottobre (meno 5)

Il volo per Kona e’ pieno, pero’ mi aspettavo un volo completamente Ironman, ed invece ci sono anche pensionati e surfisti. Dopo 6 ore abbastanza tranquille atterriamo a Kona, e il paesaggio e’ spettacolare e spettrale nel contempo. Lava, nera e brulla a perdita d’occhio. Le formalità’ sono nulle (Aloha!), e in breve ritiriamo i bagagli, tutti.
Lo shuttle ci porta al noleggio auto, dove perdiamo circa un’ora fra ufficio ed attesa auto, e tutto sommato siamo ancora vestiti da “autunnali”, quindi piuttosto accaldati. Dopo qualche sollecito arriva la nostra auto, una Nissan Pathfinder enorme, per i nostri standard, non troppo per qua.
L’hotel, il Royal Kona Resort e’ comodo e facile da raggiungere, e la camera spaziosa e con splendida vista oceano, seppure un po’ datata. Pero’ c’e’ il minifrigo, e per noi che non abbiamo pasti sarà essenziale per goderci la colazione in camera.

Altra priorità era trovare un meccanico per la bici che me la spacchettasse e rimontasse, casomai aggiustando danni del volo (cosa che per fortuna non e’ accaduta) ed infine incontrare il mitico Alberto Fazi, uno degli 11 eletti italiani qua. Lui ha affittato una casa ed e’ qua  da 20 giorni, e oltretutto fra qualifiche (6 volte) e turismo (altrettante) e’ un habituee. Sono (con lui c’e’ anche Cinzia, la moglie) molto alla mano e ci “troviamo” subito.

 Ma prima facciamo un giro esplorativo di Kona-KailuaLungomare, e le zone che diventeranno familiari da qui a sabato…

Ceniamo presto di fronte al nostro hotel con un piatto unico a base di tonno. E cominciamo a conoscere una delle peculiarita’ di Kona: la birra…(Liquid Aloha, fantastico!) Poi andiamo al supermercato a fare provviste per la colazione. Il fuso di 12 ore in meno ci costringe ad una “ritirata” “gallinacea” e alle 8 siamo già’ addormentati. 

 

Martedi 8 ottobre (meno 4)

Stamatina provero’ un po’ l’acqua, poi mi registrerò. Alle 8.00 sono al Pier. Subito una foto per Triathlete Magazine, poi via, in acqua a provare la divisa per sabato. spezzato e swimsuit Tyr. L’acqua e’ una broda. Trasparente e piena di pesci. Alberto ha nuotato ieri con una foca. Il garmin dice che ho fatto 400m a 2.20/100m, e comunque sono lento. Tutt’intorno ci sono triathleti, e bisogna stare attenti perché gli incroci sono frequenti. Alla seconda boa (il percorso non e’ il definitivo, qua ci sono le varie barche che fanno i tour, e il Pier non sarà libero fino a venerdì) c’e’ una barca “assediata” dagli atleti e sembra che offrano integratori. A me capita il caffè con latte…. Vabbe’, mi addolcisce la bocca, e riparto per tornare. Ho nuotato lento. Forse troppo ma ho già lo sfregamento ascellare accentuato. dovro’ usare un quintale di vasellina.

Una volta asciutto vado a registrami, siamo già tanti ma le operazioni sono rapide per il gran numero di volontari, che pero’ sono anziani e un po’ macchinosi. Devo firmare diversi fogli dove mi assumo tutte le responsabilità’ su qualunque cosa mi possa accadere e poi ritirare i santini della gara. Braccialetto, pettorali e così via. Una volta usciti ti infilano direttamente nello shop e già spendo un bel po’. Ma e’ solo l’inizio. Pranziamo al Wasabi’s, eccellente sushi ma anche carissimo.

 

Nel pomeriggio ritiro la bici e poi siamo andati a vedere un paio di spiagge (che qui non sono numerose, dato che sono letteralmente “rubate” alla lava) e poi alle 5 ci mettiamo in fila per la Parata delle Nazioni, evento vissuto da tutta Kona con eccitazione. Finalmente conosco alcuni degli altri eletti, Francesco Melissano, Gabi Wink, Franco Prezzi: tutti super atleti. (Che ci sto a fare io qua?)

In serata vana caccia ad un posto nel piu’ famoso ristorante di Kona (con relativo sfanculamento della ragazza alla reception per non averci “considerato”) e ripiegamento su uno dei tanti grill bar del lungomare.

Mercoledi 9 ottobre (meno 3)

Mattinata burrascosa, con la scoperta di aver perso la fascia cardio e il non aver trovato ancora le cartucce di Co2. Solo alle 10 riusciro’ a trovare tutto, e quindi l’iniziale idea di andare ad Hawi (dove il vento spira furioso e ci sono le salite “serie”) salta. Provo la bici qua attorno, facendo anche più salita di quello che dovrei, ma va bene, e alla fine il casco nuovo non e’ affatto male, il caldo non e’ terribile se si va e il fondo stradale e’ molto bello. 

  

 

Sulla Alii Drive sono talmente tante le “fuel station” promozionali che non importerebbe neanche riempire le borracce! Dopo la bici andiamo in auto verso nord, raggiungendo un centro commerciale a sua volta dentro un resort. Frappuccino Starbucks obbligatorio e ritorno di fretta per l’apericena dei Legacy Lottery Winner. A farci gli onori (nell’ordine) Diana (il numero di 2 di Ironman Co.), Messick, il “signor” Ironman, Fernanda Keller, Paula Newbie-Frazer, Dave Scott, 2 recenti pluri campionesse e 2 fra i primi Ironman Champions, Greg Welch su tutti. Infine Marc Reilly, “You-are-an-ironman!” man. Sticazzi, il signor Ironman si vede solo alla premiazione dei campioni, qui si e’ presentato e stringendomi la mano mi ha ringraziato. Lui! A momenti svengo. 

 

 

 
In serata facciamo compagnia ad Alberto e Cinzia al loro Sushi preferito. Noi avendo già mangiato ci limitiamo ad una birra Sapporo.

Giovedi 10 ottobre (meno 2)

Non avevo programmato di fare altra bici, ma mi sono fatto convincere da Alberto per un’oretta sulla Queen K, seguita poi da mezzora di corsa. Ovviamente i nostri ritmi sono molto diversi, così io ho fatto 27 km in bici (eh si il vento era leggero, mi ha rassicurato Alberto) e una corsa di soli 4 km e mezzo, goffa e impacciata dopo quasi 8 settimane di digiuno, in un caldo asfissiante che non promette nulla di buono per sabato. 
Mentre fervono i preparativi per l’evento, io faccio un ennesimo passaggio all’Expo, stavolta anche per provare gli “stivali” che comprimono le gambe e e che dovrebbero accelerare il recupero, seguito dall’acquisto di manicotti che dovrebbero raffreddare le braccia. Ovviamente personalizzati…



Dopo un pranzo in un altro sushi decidiamo di aspettare con calma il Pasta Party, e per una volta l’organizzazione -almeno all’inizio- e’ perfetta: rapido il self service (censura sui tortellini), ampi spazi per accomodarsi, e uno spettacolo in puro stile hawaiano molto suggestivo. Peccato che poi le celebrazioni siano continuate ben oltre le 20, così il briefing lo abbiamo lasciato perdere. Rivediamo Francesco, conosciuto alla Parata delle Nazioni.

 
 

Per contro la nottata e’ stata insonne, con tutta l’emozione arrivata d’improvviso e insieme. Naturalmente mi venivano in mente i particolari imprescindibili (la luce per sabato mattina, le graffette se mai si rompesse la catena, ad esempio). E poi i dubbi sulle mie capacita’ di contrastare il terribile vento del nord, sempre che riesca ad uscire dall’acqua… E poi la maratona, in questo clima caldo e umido. E ancora l’incertezza su cosa mettere sotto il mutino. Ad ora sono rimasto al pantaloncino senza top, dopo aver valutato body fiorato (sempre sotto il mutino), body Trebarrabi (senza mutino) 

Venerdi 11 (meno 1)

Vigilia agitata. Ora sono assolutamente impanicato. Con Alberto (Fazi) decidiamo di portare la bici quasi all’ultimo momento, anche per evitare che le gomme stiano troppo al sole. Saggissimo, peccato che noi dovremmo portarla fra le 12 e le 14. Comunque dopo essermi arrovellato un bel po’, la portero’ dopo le 16 (c’e’ tempo fino alle 17.30) alla peggio mi inventero’ qualcosa. Io e Carla pranziamo al sushi, e in serata andremo da Alberto e Cinzia per un carbo loading italianissimo a base di pasta e insalata.
Arriviamo in T-Zone alle 16 e 30… E non succede nulla… Tranne che nella mia fila sono l’ultimissimo (pure i pro hanno gia’ portato tutti la bici…) che vergogna! Il bike check in e’ assistito, un volontario ti racconta tutto il percorso che bisogna fare dall’uscita del nuoto per andare a prendere la bici, e una volta ritornati dopo i 180 km. Praticamente si corre un chilometro tutto intorno al perimetro. Almeno la bici la prendono loro al ritorno, e le borse molto probabilmente ce le danno in mano.

Nemmeno un tramonto da favola mi tranquilizza…

Poi andiamo a cena come detto, e alle 21 sono gia’ addormentato.
Sabato 12 ottobre – The day
Solo che all’una ho due fanali al posto degli occhi. I piu’ cupi pensieri tornano vivissimi. Il piu’ insistente riguarda la bici, ed il leggendario vento hawaiano. Mi arrovello nel letto fino alle 4.15, quando decido che e’ ora. Ci sono procedure un po’ piu’ burocratiche del solito e potrei perdere piu’ tempo del normale.
Infatti la marchiatura porta via diverso tempo, e solo alle 5.45 sono in zona cambio a gonfiare le gomme, mettere le borracce fresche e le barrette. Poi appena sono pronto raggiungo la zona riscaldamento per vedere qualche PRO dal vivo: sono fisici ben impostati ma niente di eclatante. Pete Jacobs sembra un ragazzo normalissimo, Faris Al Sultan non e’ alto come sembra e le donne sono anche minute. 

 

Al loro start (6.30, 5 minuti dopo tocchera’ alle donne) ci invitano ad entrare in acqua, che non e’ particolarmente calda, e ad avviarci alla linea di partenza che dista una 40ina di metri. Io pero’ non voglio disperdere energie e mi attacco all’approdo del Pier, da dove partono i tour e rimango li’ fino a 2 minuti dallo start. Sono a dieci metri dai surfisti in piena linea ideale di nuoto. Spero di non prendere troppe botte, ma spero anche che i migliori volino. Assorto da questi pensieri il colpo di cannone. 

Bene, si parte. Cerco subito di trovare scie, ma le braccia girano e il mare salatissimo aiuta un bel po’ a stare a galla.  Penso di essere sui miei tempi ultimi, ovvero di girare ai 1900m intorno ai 50 minuti ed invece al Body Glove passo in 40’… Alberto mi aveva detto che inganna l’andata, e quindi non mi faccio illusioni. Pero’ continuo a tenere un’ottima linea e tutto sommato non devo sgomitare troppo.
Esco in 1.28.55, fantastico, contando che non ho la muta…. Mi sento bene e dopo aver ricevuto in mano la sacca vengo accompagnato dentro la tenda dove un volontario mi aiuta svuotandomi la sacca e porgendomi il contenuto. Vorrebbe perfino aiutarmi ad indossare le scarpe, ma ho deciso che le mettero’ all’uscita.

 
Corro verso la bici, ed e’ un giro lungo, alla fine con la bici e le scarpe sono all’uscita. Velocemente parto e subito vedo Carla impazzita, anche lei mi complimenta per il nuoto, ma il difficle viene ora. Andremo a sud per 7,5 km sulla Kukini, poi ritorneremo e andremo a nord fino ad Hawi. Il ritorno a bastone, anche perche’ di strade alternative non ce ne sono.
I primi km sono un po’ faticosi, la gamba e’ un po’ imballata, ma 180 km sono lunghi. Il paesaggio e’ monotono, la lava e’ ovunque e non permette fantasie, la strada, piuttosto dritta si perde a vista d’occhio, con ampi sali scendi. Subito capisco che le spalle sono dolenti e le scarpe mi bruciano i piedi. Morale, 100 km pedalando SULLE scarpe (non c’erano salite tali da dover “tirare” il pedale) e pochissimi chilometri sulle appendici.
Il vento e’ in coda all’inizio e devo dire aiuta un bel po’. So che non durera’, ma me lo godo tutto, Cerco anche di stare agile, la forza mi servira’ quando arrivera’ il vento contrario. Arrivo fino ad una decina di chilometri da Hawi, e dopo aver gia’ incrociato la testa della corsa e un bel po’ di age group, quando all’improvviso si accende il vento.
Da qui sara’ un battaglia, un lotta furiosa da cui esco perdente ma non sconfitto. Dai 27,5 kmh di media che avevo ai meno dieci km da Hawi, all’arrivo sono sceso a 24 e spiccioli, ma pur sempre un buon tempo per me. Confermo, comunque uno dei piu’ brutti percorsi in bici mai fatti. Vabbe’ e’ il World Championship….

 

 

Smonto dalla bici discretamente a pezzi. Come faro’ con questi 42 km? Come faccio sempre, un passetto alla volta. Solo che qua, tanto per cambiare ci sono elementi peggiorativi. Il caldo e relativa umidita’. Di mio ci metto anche le scarpe sbagliate, che nei primi 15 km mi faranno impazzire, fra la soletta e le calze, ho provato tutte le combinazioni. Siccome ripasso sotto il nostro hotel e so che Carla e’ li che mi aspetta urlo il suo nome, e subito appare nelle tenebre. 

La spedisco a prendere le Newton nere in camera, intanto che faccio finta di riposare. Due minuti e torna a scheggia: mi cambio le scarpe ed il sollievo e’ latente. Ingollo due fette di pane (possibile che l’unica cosa salata che danno agli IM sia il chicken broot e dei prezel???) che mi godo come dei santini e parto correndo. Peccato che sulla Palani, in salita per tornare sulla Queen K mi pianto.
Ora ci sono 28 km per andare alla Stazione Energetica e tornare, poi sara’ passerella. Praticamente li cammino tutti in un buio pressoche’ totale salvo nei ristori. Oltre a cio’ mettiamoci anche i nervi dei piedi in serata di gran spolvero e le 6 ore e 42 sono tutte qua. Il caldo e’ asfissiante e mi innervosisce tanto, ma quando poi comincia a piovere (diluviare e’ il termine piu’ appropriato…) il mio sbrocco e’ totale. Sfanculo il mondo e questa organizzazione che non e’ stata proprio all’altezza.
Oddio se volevano provare anche la nostra resistenza mentale ci sono perfettamente riusciti…
Se non ho dato di matto oggi posso affrontare qualunque cosa. Fare tutti quei chilometri al buio senza vedere oltre qualche metro, in una notte senza luna, obbliga a trovare risorse in un meandro della mente nascosto. 
Alla fine -non senza bestemmiare- faccio l’ultima, infinita, salita di 2 km e mezzo al 2-3% senza capire dove finisse, ritorno sulla maledettissima Palani Road, e con un altro giro tortuoso mi ritrovo sul lungomare, e sugli ultimi, famosissimi 400m di passerella.
Un boato, un turbinio di luci e un apoteosi. Salto, ma credo sia venuto una ciofeca, Marc Reilly che urla il mio nome e il suo famosissimo Federico, you’re an Ironman! mi entra dentro e mi fa traballare, tremo nonostante i 30 gradi, mi giro e applaudo questa folla che mi osanna come ha fatto ore fa con Fred Va Lierde.

 

 

 

 

Un volontario mi accompagna nel zona post gara, mi rinfocillo, mi godo tutta l’atmosfera e poi vedo Carla. In breve raccolgo la bici e le mie borsa e vado a nanna,. Ancora non mi rendo conto di quello che ho fatto. Un sogno partito 10 anni fa e ora realizzato.. Kona, where the dreams come true.E siccome tutto doveva essere complicato, anche il taglio sotto il piede, ci voleva… (oltre al dito rotto un mese fa che ancora non si sgonfia)

 

 

I miei 3800m a nuoto
I miei 180 km in bicicletta
I miei 42,2 km di corsa

Domenica 13 ottobre

Il risveglio e’ dolcissimo, ma ancora non mi rendo conto bene di quello che ho fatto, piu’ che il 16imo ironman sono arrivato alla finish line del Campionato del Mondo, alle Hawaii… Vabbe’, forse nell’uggioso autunno bolognese mi sara’ molto piu’ chiaro.
Oggi non riusciamo a fare granche’, una camminata in mattinata, una visita all’expo per comprare le ultime cose, un pranzo a base di fish and chips un po’ pesante e poi pomeriggio in attesa dell’Award Party, la consacrazione, cioe’, dei vari vincitori. Non ne ho mai fatto uno (no, sbaglio, credo un paio di averli fatti) ma qui ci sono i campioni del mondo e l’eccezione va fatta.
Oltretutto vogliamo festeggiare Francesco (Melissano), bravissimo ragazzo piemontese che pur con una fascite dolorosissima ha concluso in 9 ore e 40. Ottima cena (a buffet anche questa) con una Ceasar Salad e una “pizzaiola”niente male. La cerimonia e’ un po’ bolsa, pero’ i vincitori, Fred Van Lierde e Melinda Carfree sono emozionatissimi. 

 

Lunedi 14 ottobre

Oggi decidiamo che l’isola vale la pena di essere vista. Percio’ per tempo in auto ci dirigiamo verso il centro, direzione Vulcano, localita’ cui si accede al Parco, e relativa bocca attiva. Lo shutdown pero’ continua e tutti i parchi degli Stati Uniti sono tuttora chiusi, quindi non riusciamo ad accedere e dobbiamo limitarci al pranzo ad Hilo, sulla costa est e ritorno per una della strade che tagliano l’isola, incontrando nebbia e pioggia. Pero’, almeno, ne e’ comunque valsa la pena.
In serata cena della festa al Bubba Gump, con Cinzia e Alberto, un GRAZIE grande cosi’ per la compagnia ed il supporto. 

Martedi 15 ottobre

Finisce il nostro soggiorno a Kona, dove ritorneremo solo per l’ultima notte hawaiana. Comincia la vacanza vera. E allora volo di 40′ per Honolulu, con imbarco sul volo precedente per noi, ma non per la valigia, quindi vanificato l’anticipo. E una…. Poi una volta giunta la valigia 2 ore per trovare lo shuttle giusto (ovviamente alla parte opposta dell’aeroporto, piuttosto grande)… Ed infine lo shuttle che ci fa fare il giro di tutti gli hotel prima di scaricarci al nostro.
A parte questo appena arrivati al Vive Hotel Waikiki (ad un tiro di schioppo dalla spiaggia del Duca) ci fiondiamo in giro. Subito pranzo a base di Sushi (favoloso). Poi giriamo per negozi. Bell’intermezzo con la vista di un arcobalenmo (Hawaii e’ anche soprannominato “The rainbow State”, – Lo stato arcobaleno). Infine, verso le 17 andiamo in spiaggia. Ora il sole e’ meno forte e possiamo godercelo.
Ci rosoliamo per bene, io approfitto pure per farmi un bagno e poi ci godiamo prima il tramonto, poi il concerto (hula) dal vivo. Ed infine i fuochi d’artificio alle 20. Questa e’ Honolulu…
 
 

 

 

 

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