Sembrava finita….

Perche’, in effetti, sputato un punto interno, la ferita sembrava avviata (finalmente!) verso la guarigione. Con un cenone casalingo perfetto, con Sushi e tagliolini  mezzancolle e zucchini, io e Carla avevamo dato il buongiorno al 2015, e il 5 il mio chirurgo aveva decretato che potevo correre. 
Cosi’ mi sono iscritto velocemente alla Mezza della Befana che l’indomani si sarebbe svolta in quel di Crevalcore, solo ed esclusivamente per la medaglia, perche’ perfino la mia Ironman Attitude, quella che mi porta a sopravvalutare le mie potenzialita’, che ad oggi sono nulle, sia perche’ sono due mesi che non mi alleno, sia per un sovrappeso preoccupante (10 se non  12 kg da perdere), perfino la mia I.A., dicevo, considerava un azzardo arrivare a correre 21 km nelle desolanti campagne crevalcoresi.
Ma la medaglia era una tentazione irresistibile e la mattina ero la’. Saluti agli amici triathleti Spartani Fabio e David (che pero’ sono ancora podisticamente “Ozzanesi”), giusto il tempo di un saluto, allo start chi li ha visti piu’?

 

E comincio la mia corsa. Comincio adagio, adagissimo. Il passo e’ oltre i 6 minuti al km, ma faro’ sempre a tempo ad accelerare, mi ripeto, se avro’ forza. I primi 10 km sono freddissimi. Nonostante l’orario (la partenza e’ stata data alle 10), io ho sovrastimato la temperatura e una brezzolina gelida che si insinua perfida. Pero’ lo stomaco e’ coperto dall’intimo Craft che ha l’antivento. Traguardo dei 9,92 (nuova geniale invenzione di Alessio Guidi) e continuo a correre. E non saltare i ristori, dove il the caldo mi risveglia. Bene.
Verso il 13imo km comincio ad avere i primi cedimenti, le gambe si induriscono e il desiderio di camminare si fa forza. Tengo botta, il fatto che ci siano i km del secondo giro della maratona, poi del primo ed infine i nostri aiuta a pensare che i chilometri siano piu’ corti. Anche se -ovviamente- non lo sono. 

Ecco, rettilineo finale prima del rientro al campo sportivo, un drittone infastidito dietro a me da una voce femminile che chiedeva continuamente dove fosse l’arrivo, e se era sul percorso… Evidentemente era proprio messa male: ogni 50 metri c’era un addetto della Protezione civile che indicavano il percorso, e le transenne lasciavano pochi dubbi… 
Insomma devo essere proprio infastidito perche’ a 600m dall’arrivo inciampo, e nonostante lucidamente capisco che sto cadendo, non riesco a proteggermi e finisco lungo disteso, sbattendo violentemente lo sterno. Oltre alla mancanza di fiato, subito la ferita mi duole, non ci ho sbattuto, ma devo aver tirato la pelle, e ricomincia a sanguinare. Per due minuti buoni cerco aria, rantolo, e la sensazione di soffocamento e’ limpida. 
Diversi si fermano. Io a gesti faccio capire che e’ tutto ok (non lo e’, ma non voglio essere soccorso, voglio la medaglia!) e mi alzo, cammino qualche metro. Finalmente mi riprendo e corricchio fino alla fine. Nella disavventura una nota positivissima: ho realmente corso tutti i 21 chilometri, senza dolori ai piedi! Un evento.

 

Velocemente rientro agli spogliatoi, incontro Giacomo che raggiante mi dice di aver fatto un nuovo personal best. Me ne rallegro, ma io penso alla ferita, perche’ adesso e’ la cosa piu’ dolorosa. il mio medico (Gianluca) me la vede, dice che e’ tutto ok, e mi dice che si richiudera’.

Il rientro da Crevalcore e’ un crescendo di dolori: lo sterno comincia a dolere, la parte sopra al ginocchio, e naturalmente la ferita. La mattina dopo andro’ al pronto soccorso, piu’ per lo scrupolo di un eventuale versamento che per una soluzione: la frattura alle costole non ha rimedio, se non il tempo (e il riposo).
Per fortuna nessun versamento, ma la quinta costola sinistra e’ rotta. Di nuovo stop. Finira’, certo. Deve finire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *