Osare

Ogni tanto, non troppo spesso, mi piace fare qualcosa che vada verso i miei limiti. Ieri e’ stata una di quelle giornate. In programma la scalata in bici al Corno alle Scale (da Vergato) con Roberto (tornato su livelli di amicizia accettabili, dopo qualche sbandamento ad est). Partenza alle 10 dal parcheggio della Coop di Vergato, da subito la pendenza non e’ insormontabile, anzi, per tutti i 42 km e’ accettabile, solo in alcuni punti (dopo Madonna dell’Acero, specialmente) il fiatone si fa pesante. Ma quello che colpisce e’ il paesaggio, specialmente il passaggio nel bosco dopo La Ca’, e lo spiazzo dopo il curva a destra in cui si apre il Cavone, a un km dalle piste da sci del Corno.
Io c’ero gia’ stato su per di qui, un po’ di corsa (da Vidiciatico a Madonna dell’Acero, prima dei neuromi, quando ancora facevo lunghi in salita…) un po’ in auto, a scampagnare (mangiando ottimi funghi e polenta al ristorante di Madonna dell’Acero) con Carla. L’emozione pero’ di riuscire in un impresa (perche’ non e’ certo una passeggiata e di cui non ero certo di riuscire) e’ molto forte. La contentezza di Roberto (che si emoziona sempre quando la pendenza sale) ha reso la giornata ancora piu’ bella. A rendere ancora un po’ piu’ difficoltosa la scalata gli ultimi 5 km con il ghiaino appena steso per terra, che impediva l’alzarsi sui pedali, per non dire il ritorno fatto con i freni tirati e le gambe a spenzoloni.

Piacevole anche la compagnia del collega di Roberto, che ci ha accompagnato negli ultimi chilometri. Naturalmente ora ci sara’ chi dira’ che non e’ un impresa, che e’ alla portata di molti (non -pero’- di chi lo afferma). Ma se questo qualcuno, magari, ci provasse, prima di parlare, ecco, questo sarebbe tanto bello. Anzi, sarei io stesso il primo a congratularmi. Senno’ assomiglia sempre piu’ alla volpe per la quale l’uva e sempre troppo acerba.

Non contento di cio’ mi sono concesso il lusso di osare. Ovvero di fare anche la corsetta del Challenge in quel di Monteveglio, con la scalata di Oliveto (da Stiore) che tante lacrime (di sudore e di pianto) fa versare ai ciclisti, costringendone la maggior parte al piede a terra (me compreso, s’intende). Non avevo certo bisogno (ne’ voglia) fisicamente di questi 6 km e spiccioli, e mentalmente e’ stata dura, perche’ cercare di correre con le gambe di legno non e’ facile. Pero’ ci ho provato (ci ho voluto provare) ed ho camminato solo in alcuni tratti.

Bene un doppio importante, fisicamente e mentalmente. Barra a dritta, alla mezzavia cosi’, Frankie

La scalata al Corno
La corsa del Challenge

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