Si entra nel vivo…

Oramai mancano 20 giorni al mio esordio stagionale nell’IM, in quel di Coeur d’Alene, Idaho, Stati Uniti. A rendere un tantino preoccupante la vigilia, il fatto che ieri sia caduto un aereo dell’Air France (vabbe’, io vado con la KLM, ma e’ la stessa compagnia…), e che la maggior parte di coloro che si ammalano della influenza A ultimamente provengano dagli States.

Nel frattempo, cioe’ oggi, ero alla partenza del Triathlon di San Giovanni, distanza sprint, giusto per riprendere confidenza con la triplice e la gara, ma soprattutto per rappresentare con altri 10 atleti la mia squadra. E -come gia’ da qualche anno- e’ stato un piacere rivedere tanti ex compagni di squadra e amici (che lo siano ancora adesso, spero), che non smettero’ mai di ringraziare per la calorosissima accoglienza e i continui incitamenti prima, durante e dopo la gara.

Alle 8 ero sotto casa di Lucianone, pronti per avviarci a San Giovanni, evitando (speriamo) fotored e autovelox dislocati generosamente sulla Persicetana, e arrivare sul luogo della competizione poco prima delle 9. Subito incontriamo dei nostri iscritti Beppe, bici alla mano destra, borsone sulla spalla sinistra, gia’ carico come una molla. Poi Luca, Paolo e Andrea, e ancora Davide, Alessandro e Robby, in borghese. Per ultimo Gianluca. Non ho visto i fratelloni, ma probabilmente sono stati chiamati d’urgenza (sono pompieri).

Un particolare ringraziamento al Gira, che -dismessi gli abiti da atleta- rimane punto di riferimento per tutti i dubbi e le domande che possono sorgere. Poi anche alle contavasche, e non c’e’ bisogno di spiegare perche’.

Dopo la prima batteria femminile, impreziosita dall’ Ironwoman Martina Dogana, la prima maschile, ed e’ -come sempre- un maremoto. La mia e’ la quarta, in virtu’ di un rank che non ricordo come possa ancora avere. Parto un po’ molle, poi mi sciolgo ma rimango ne’ carne ne’ pesce, ovvero ne’ in scia ne’ in testa di un gruppo, e mi faccio queste 15 vasche da solo, in quasi 16 minuti. E si’ che avevo pure il mutino

Esco abbastanza agile, e in zona cambio -come al solito- faccio un rogito, perdendo ben presto il primo treno. Mi raggiungono alla spicciolata altri ciclisti, ma hanno un passo per me troppo forte. Alla fine su 19 km ne ho fatti in gruppo 3, 4 al massimo. Pazienza. Scendo in 51 minuti abbondanti e comincio a correre. Niente male, ho un bel passo (intorno ai 5.15/km) e raggiungo un paio di atleti, li supero e non mi volto piu’. Uno mi riprendera’, ma ne passo altri. Robby e’ li’ che mi incita, come tanti altri, e sul rettilineo finale -pur senza fare la volata- rimango davanti a Marino, che -invece- ci ha provato.

Il resto e’ cotillon: Due piatti di pasta fumante, tanta frutta e tanta bella gente. Ma senza nulla togliere (anzi!) alla perfetta organizzazione del Pasta Granarolo, io gli sprint li odio. Mica c’ho piu’ l’eta’ per fare una gara tutta in apnea! Io carburo con calma (e difatti cominciavo a nuotare bene quando sono uscito, e a pedalare con scioltezza dopo 15/16 km). Solo durante la corsa ho potuto gestire il fiatone, anzi, il mantice incontrollato che fino a quel momento aveva preso il sopravvento. Insomma, mettete un maratoneta (facciamo anche un ultra) a fare un 5000 in pista e avrete la dimensione del mio stato!

Alla fine 1:19:25, ben distante dai primi, ma anche ben piu’ basso da quel 1:57:04 che nel lontano 2003 segno’ -proprio qui- l’inizio della mia nuova vita da (tri)atleta.

La frazione in bici
La frazione di corsa

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