Ca’ Bura

Ed insieme a tutte queste nuove cose anche l’essere ritornato a correre dopo parecchi giorni (che era un bel po’ che non accadeva) ma il mio fisico, nel frattempo, ha deciso che era tempo di un controllo serio della schiena: quindi, elettromiografia che ha evidenziato un problema abbastanza serio alla cervicale (C6-C7) seguita da risonanza magnetica di cui avro’ l’esito mercoledi.

Intanto, sollecitato da Roberto, domenica mattina mi sono presentato alla Ca’ Bura, ovvero ai giardini in via dell’Arcoveggio per la corsetta dominicale, 10 chilometri e mezzo parte nella magnifica serie di Sostegni che facevano di Bologna un porto molto frequentato, in passato, tanto da essere la capitale della seta in Italia (se l’avessero avuto in Toscana ora avremmo la fila di turisti).

Ma siccome siamo a Bologna, dove di far vedere le nostre bellezze turistiche ci vergogniamo un po’, al punto che questa zona fino a pochi anni fa era talmente degradata da essere un grosso centro di topi e pantegane, e anche da gente molto equivoca, e il canale Navile una discarica a cielo aperto.

Ora, grazie all’interessamento di associazioni, cantanti, e privati e’ stata fatta una grande opera di bonifica e restauro, e la zona e’ letteralmente rinata. Tanto che correre e’ diventato piacevole. Ma essendo per lunghi tratti sterrato, ed anche piuttosato “mosso” non era certo l’occasione migliore per ricominciare, ma “come si dice?”: prima o poi bisognava.

Ero talmente distrutto che ho dormito 3 ore a cavallo del mezzogiorno, dopo… E anche oggi le gambe si lamentavano. Ma comunque dovevo tornare a Riccione, per questioni burocratiche, e cosi’ ne ho approfittato per una sgambata in bici che (purtroppo!) non posso documentare perche’ per la seconda (o terza) volta della mia vita sportiva (quasi decennale) mi sono dimenticato il Garmin.

Disperato ma non troppo (devo avere il controllo di tutti i dati!) ho comunque tenuto fede all’intenzione: scalare Gemmano. Tre chilometri da pa(v)ura, con rampe al 15% ed oltre, senza tregua e buona parte al sole. Ci sono arrivato da una strada che non avevo mai fatto, ovvero via Passano e Croce una volta salito a Coriano. Sia pure con una breve sosta ce l’ho fatta, ma e’ stata piuttosto dura.

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