Brancaleone Armada

La prossima stagione sara’ il quinto anno della sezione Triathlon della Polisportiva Porta Saragozza, e se, appunto, nel 2008 mi avessero detto che dopo (soli) quattro anni avrei raggiunto i 50 iscritti di cui  maggior parte “neofiti” di questo sport, ovvero non provenienti dal triathlon o da altre squadre, gli avrei dato del matto. 
Devo ammettere che di mio ho messo poco, se non che ho solo cercato di mettere assieme un gruppo orientato agli Ironman, piuttosto che le distanze brevi, ma viene abbastanza naturale per gente che supera, chi piu’ chi meno, gli “anta”. Ed anche fra chi e’ giovane fuori (e non solo dentro) preferisce competere sulle distanze lunghe comunque. Anche quelli che “timidamente” hanno approcciato il triathlon quest’anno si sono gia’ lanciati verso la mitica distanza Ironman o la sua meta’ (il 70.3) azzardando l’iscrizione ad un Ironman.
Tutti gli scarrafoni sono belli ‘a mamma soia, dice il detto ma c’e un gruppo di scarrafoni di cui mi sento particolarmente “mamma”. E’ un gruppo che in comune non ha nulla, se non -appunto- che nel 2013 esordira’ sulla distanza Ironman. Quella che -come ho intitolato il post- ho definito la Brancaleone Armada.
In questo “gruppo” ci sono i romani di Roma, i romani di Bologna, il cinno, il polismano, tiramolla, l’ingegnere e l’ultimo arrivato, il rosso. Ma nuove leve sono li’ pronte ad aggiungersi, inconsapevoli o meno che il loro destino e’ iscriversi, prepararsi, competere e finire un Ironman. Proprio come avvenne per me 9 anni fa. 
Ma Brancaleone Armada perche’ tutti questi non hanno nulla in comune (se non la passione per l’Ironman): i romani di Roma, ad esempio, uno (quello che ha iniziato a far triathlon grazie a questo blog), che in acque libere s’impanica, tanto che in due 70.3 i quasi 2 km di nuoto li ha fatti (nel tempo limite) a dorso. L’altro poi s’infervora e si iscrive a tutto: nel 2013 gia’ iscritto ad un 70.3 ed un Ironman, oltre che alla mezza Roma-Ostia e -noblesse oblige- alla Maratona di Roma. I romani di Bologna neppure: uno veterano dalle 12 maratone caciarone piu’ di un romano di Roma, quest’anno bi-finisher nei 70.3 ha trascinato l’altro in un 70.3, che per questo ha camminato una settimana mezzo metro da terra.  
Tiramolla ha una carica inesauribile, il problema non e’ allenarlo, e’ farlo riposare. Ma soprattutto deviarlo dalla corsa suo habitat primario. E dai mille perche’. Il cinno e’ il migliore, per un allenatore: io ordino e lui esegue zitto zitto. E con risultati imprevedibili, anche se da un ventenne ci si puo’ aspettare qualunque cosa. Il polismano e’ la sorpresa. Partito -per sua convinzione- come “cortista”, ovvero che come massima distanza prevedeva un olimpico, ha dapprima sbalordito con una mezza maratona stellare, poi con l’iscrizione alla maratona di Firenze: obbiettivo, un Ironman nel 2013. Solo (ma non e’ certo) la futura paternita’ potrebbe fargli rimandare il sogno Ironman il prossimo anno. 
L’ingegnere riminese, che pur con un lavoro molto impegnativo si e’ ritagliato spazi per l’allenamento con miglioramenti da urlo. Il nuovo, infine, cioe’ il rosso, si e’ gia’ ampiamente adeguato al tenore delle distanze dell’Armada: il prossimo marzo correra’ la sua prima maratona e figuriamoci se non fara’ un 70.3 nel 2013. 

Tutto cio’ per me e’ problematico, perche’ fino a due anni fa il mio impegno “tecnico” si limitava tutt’al piu’ a correggere allenamenti o consigli sporadici su sedute. Ora mi e’ richiesto non solo di portarli alla finish line di un Ironman nel 2013 (Kalmar -scelta da 6-, Panama City -1- o Zurigo -1 o 2- le sedi scelte), ma anche di farlo nelle migliori condizioni possibili (con il pensierino a Kona, ovviamente).
Ma -devo dire- che al di la’ della stanchezza mentale che tutto cio’ comporta (per certi estremismi in  cui l’Armada si esibisce, mi sento spesso come un maestro delle elementari di una volta, dove si usava la bacchettata sulle mani per tenere la disciplina), ci sguazzo come un maiale nel fango.

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