Maratona di Venezia

Quando l’anno scorso, per un incredibile offerta del Black Friday (fine novembre, sconto 50%), ci iscrivemmo a vicenda, io e una quindicina di Spartans, alla Maratona di Venezia, non immaginavo neanche lontanamente che cosa sarebbe stato questo 2017.

A parte tutte le vicende personali, a parte il nuovo interesse per le swimrun e la scoperta dei trail, e la lezione che l’Ironman di Cervia mi ha riservato, abbiamo deciso, io e Carla, a fronte di una preparazione nulla, di affrontare questa maratona (non certo dopo un discreto numero di tentennamenti) “come veniva”: il percorso e’ bellissimo (decisamente uno dei piu’ belli mai affrontati), e volerla rifare dopo due soli anni per me gia’ era una stranezza. Ma indubbiamente merita di essere vissuta piu’ come l’abbiamo vissuta noi che non da corridore.

Cosi’, sabato, con la formula collaudata due anni fa dell’hotel alla partenza, a Stra, ci ritroviamo all’Expo al parco San Giuliano per ritirare i vari pacchi gara, e goderci un pacco gara discretamente ricco, impreziosito da una maglia X-Bionic personalizzata per l’evento.

La cena, in compagnia, scorre veloce, e ben presto siamo nelle nostre camere. Le previsioni meteo sono plumbee, da giorni parlano di pioggia, per tutta la giornata, in certi momenti pure consistente. Difatti nell’abbigliamento da gara la ceratina e l’antipioggia la fanno da padrone. Essendomi abituato allo zainetto trail la mettero’ li’, pronta alla bisogna.

Con Carla (alla sua prima maratona italiana) ci prefissiamo di arrivare nelle 6 ore (che e’ il tempo limite), ma con una partenza un po’ piu’ veloce (cercando di tenere i pacers delle 5 ore), tanto la tenuta verra’ certamente a mancare, come i miei piedi. Vedremo quando.

La partenza e’ davanti a Villa Pisani, una delle splendide Ville della Riviera del Brenta, fiume sonnacchioso che seguiremo a lungo (fino a Malcontenta, dove il percorso devia a nord verso Marghera), e su cui si affacciano numerose ville. L’orario e’ “circa” alle 9.40, dato che dipende dal collegamento con mamma Rai. Quest’anno il via e’ alle 9.35, e in meno di 5 minuti siamo sotto lo start. Non piove, e il pregara e’ stato allegro, piu’ o meno ci siamo ritrovati tutti per la foto, anche quelli giunti in mattinata da Bologna. Non fa neanche troppo freddo, in verita’. Insomma se non piovesse come dicono le previsioni, sarebbe una giornata perfetta.

Dunque partiamo, e con Carla il passo e’ sui 7 al km. Il cielo e’ grigio, ogni tanto quanche raggio di sole fa capolino, ogni tanto due gocce scendono, ma niente di che. Nei primi paesi e’ festa, gran tifo, a Fiesso, Dolo e Mira, con anche le band che alleviano la nostra fatica. Il Brenta e le ville ci accompagnano dolcemente, e dopo 21 km siamo ancora li che corricchiamo. Poi si attraversa la parte che per alcuni e’ meno bella, anche se poi non disturba tanto: Marghera, zona industriale,  fra fabbriche e container. Mentre Mestre e’ anche bella. A me non piace la parte che da Mestre porta al Parco San Giuliano, un drittone infinito, e lo stesso parco, dove facciamo una serpentina ingannevole per passare i 30 km.

Infine, lui. Il ponte della Liberta’, croce e delizia di questa maratona. Alcune edizioni sono passate alla storia, per via del vento contrario che sferzava i maratoneti, io stesso due anni fa ne provai gli effetti, avanzando controvento con una fatica immane. Questa del 2017, invece, passera’ alla storia come l’edizione piu’ clemente, perche’ sul ponte se c’era vento non ce ne siamo accorti. Una volta scesi dal ponte e’ Venezia. Anche se il giro che il percorso della maratona non e’ canonico, e’ comunque affascinante: Tronchetto, l’approdo delle navi da crociera (quattro stavolta, maestose e immense), la zona del porto vecchio, che se fosse riabilitata non avrebbe nulla da invidiare ai docks di Boston o San Francisco, poi via lungo il canale della Giudecca, fino a quando, alla punta della Dogana, con una curva secca a sinistra, e senza preavviso, appare la maestosita’ del Canal Grande, del palazzo Ducale e della “conosciuta” e familiare Venezia. Gia’ abbiamo fatto alcuni dei famigerati ponti, ma il lungo “Greeensboro de Venessia”, quello che ci porta nella parte piu’ famosa stringe il cuore: solo per questo momento vale la pena farsi 40 km. Perche’ ancora abbiamo due chilometri….

Da poco abbiamo raggiunto e superato Priscilla con le bandelette in fiamme, e Giorgio che la supporta, camminano a fatica, ma sono determinati ad arrivare in fondo. Il passaggio in Piazza San Marco con la gente che ci incita, applaude e si rende partecipe della nostra fatica chiude la gola, perche’ gia’ il fiato manca… Via di nuovo costeggiando la Laguna, e superando ponti, vediamo finalmente (o meglio intuiamo) l’arrivo, a Riva tre martiri, perche’ dobbiamo scalare ancora un altro ponte a duecento metri dall’arrivo (e sono 14).

Arriviamo insieme, come mai, nelle 6 maratone condivise, abbiamo fatto. Una prima volta anche in questo. Abbiamo percorso praticamente insieme 42 km, salvo 3 sole soste per i miei piedi (direi la miglior notizia della giornata), e relativo recupero.

 

 

 

 

 

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