Apocalipse now

Oddio, oddio, oddio….. Carla, sussurrando queste parole, si alza in un attimo. Il pavimento si sposta in qua ed in la’, come mai aveva fatto. Cosi’ in un amen mi ritrovo abbracciato a lei sotto l’arco della porta da 40 centimetri, unica speranza di salvezza primaria in questi casi. Sono le 4.04 di domenica, e nonostante l’abitudine ai tremolii della casa causati dalle decine di autobus che passano quotidianamente in strada, il terremoto si capisce subito. E’ differente.
Il terremoto e’ la vera incognita della nostra vita. Imprevedibile, sia nel suo arrivo sia nella sua durata, sia nella sua intensita’. Quindi razionalmente devi accettare l’evento. L’unica rabbia che ti puoi permettere e’ per la tempistica: sempre di notte, o per lo piu’, quando -anche se non dormi- l’attenzione e’ pari a zero. 
Piano piano ci risvegliavamo e parliamo per stemperare la tensione. A Bologna il terremoto e’ arrivato, ogni tanto. Non cosi’ intenso, pero’, e sempre “perche’ ha tremato altrove, lontano”. Cerchiamo informazioni, le tv hanno “tempi tecnici” e allora i social network (Twitter in primis) sono come l’acqua nel deserto. E impari che anche personaggi famosi vengono svegliati all’improvviso dal terremoto come comuni mortali. E come comuni mortali hanno paura.
Intanto Carla ha gia’ fatto il giro telefonico delle sorelle, e tutte l’hanno sentito, forte e’ chiaro la maggior parte, poi sono tutte in strada. Spesso si fa cosi’, noi abitando in una strada centrale di Bologna non avremmo neanche il tempo di arrivarci, in strada. Figuriamoci di trovare uno slargo al riparo da eventuali crolli. Forse anche la mia minima paura del terremoto e’ dovuta a questo.
Faccio il giro della casa. Un paio di suppellettili (in legno, leggeri) rovesciati, ma nessuna nuova crepa. Ironhome! Piano piano la paura scema, e torniamo a letto. Strano, pero’: mai c’erano state notizie di terremoti in pianura… Sono ancora li’ che ci penso quando arriva un’altra scossa, sono le 5 e spiccioli ma ho troppo sonno e (per fortuna) dura poco. Al mattino, puntuale alle 7 la sveglia, ma la corsa domenicale puo’ essere rimandata. La recuperero’ nel pomeriggio per conto mio alla grande, con 15 chilometri liberatori che mi servivano per scaricare una tensione comunque accumulata (parte 1 e parte 2)..
La settimana di scarico (forzato) per via dell’infortunio al polso mi ha visto correre, per lo piu’, con una timida bici sabato: mercoledi a Riccione un’altra corsetta serale affiancato a Carla data la mia scarsa vena. Sabato, grazie a Jacopo, che pazientemente mi aspettava in cima ad ogni strappo, ho testato il polso, e alla fine, pur dolente, 60 km sono saltati fuori, con discrete salite (piu’ che altro strappi violenti e discese “ardite”), frutto del giro che ci ha portato fino a Mondaino.

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