Ironman choice – Guida semiseria al debutto nella distanza regina del triathlon

Scusate. Sto zitto mesi e di colpo faccio 2 post quasi in un giorno. Ma si sono accavallati tempo e domande. Ne approfitto.
Con 17 ironman finiti posso permettermi di consigliare chi desidera iscriversi al proprio primo Ironman e “possibilmente” arrivare all’agognatissima Finish Line. 
Innanzi tutto, ci sono praticamente 3 tipologie di ironman. 
Il circuito WTC, conosciuto come “Mdot” (gli Ironman con il puntino), cui si deve, con l’Ironman delle Hawaii, a Honolulu nel 1978, la nascita di questo sport. Attualmente fra full, mezzi e 5150 (versione WTC degli olimpici) sono quasi 200 le gare nel mondo.
Il circuito Challenge, nato nel 1986 con il Challenge Roth (rimasto a lungo l’unica gara di questo circuito) e’ ora una solida realta’ con oltre 44 gare fra full e mezzi Ironman. 
Poi ci sono tantissime altre gare, che per vari  motivi restano al di fuori di questi circuiti: 
per la durezza del percorso: Embrunman, Norseman i piu’ famosi, affiancati da un paio di anni dallo Swissman e dal Celtman. 
poiche’ le royalties dei circuiti sono molto elevate, tantissime gare sono molto famose e pur con numerose edizioni (e molti partecipanti), preferiscono restare “indipendenti”: Elbaman, Moraviaman, Podersdorf e Outlaw, fra le altre.. 
Quindi un novello aspirante Ironman Finisher italiano come lo posso consigliare?
Lo indirizzo verso un grande classico, o lo spedisco verso una new entry? 
La prima valutazione che si fa e’ il costo. Certamente con quasi 600 euro del solo pettorale, un Ironman Mdot e’ impegnativo,  ma stiamo anche parlando di una gara unica, di un evento nella vita che debba essere memorabile… Insomma, un po’ come se si volesse risparmiare sul proprio matrimonio. O -per rimanere in tema- se per esordire in una maratona un podista non scegliesse New York (o una Major).
Altro elemento che fa pendere la scelta per un evento Ironman Mdot e’ quella labilissima, o labile, o probabile o -insomma- quella possibilita’ di avere lo slot per la finale mondiale delle Hawaii. Com’e’ come non e’, Kona ha il suo perche’. 
Bene. Andiamo avanti. Scegliamo una gara in Europa, magari raggiungibile in auto, per non avere lo stress del volo, del valigione, del smonta rimonta la bici? Come prima gara si, lo consiglio. E allora abbiamo Klagenfurt, Zurigo, Nizza e Francoforte (ora si sono aggiunte nuove mete, da Barcellona a Copenaghen a Kalmar, a Maastricht, ma le prime 4 sono certamente quelle su cui ci dobbiamo concentrare, essendo dei veri e propri pilastri.
Klagenfurt (come Francoforte e Zurigo) ha il nuoto in acque dolci (e negli ultimi anni spesso con muta vietata) ma un percorso bike con 1300/1700m di D+ (quindi non particolarmente faticoso) e una maratona piuttosto piatta. 
A Nizza si nuota nel mare, il percorso bike e’ piuttosto duro (2700m D+) e la maratona e’ su 4 giro sull’infame Promenade des Anglais sempre infuocata da alte temperature e ben poco ombreggiata. 
Klagenfurt e Francoforte esauriscono i pettorali in pochi decine di minuti, dal momento dell’apertura, Nizza in pochi mesi, Zurigo offre una scelta piu’ ponderata, anche perche’ la citta’ svizzera e’ tutto tranne che economica. Io li ho provati tutti. Zurigo 2 volte, pure.
Barcellona (Calella, 50km a nord) , infine: ma non ha certo lo stesso fascino (ma mi manca).
In caso di sold out, la scappatoia c’e’, grazie ai servizi di Nirvana e Hannes con i quali si puo’ ottenere un pettorale, a prezzo di costo, ma si paga a carissimo prezzo l’alloggio, in abbinamento obbligatorio. 
Se si vuole abbinare una vacanza, alla gara, si puo optare per Lanzarote, Ironman durissimo, sia per il percorso bike sia per il vento furioso, presenza costante. O Maiorca, altra isola ventilata, con rischio di muta vietata (vedremo a fine settembre come andra’). 
Le mete nordiche hanno percorsi bike piuttosto piatti, ma la assenza di vento non e’ assicurata. Io ho partecipato all’IM Kalmar.
L’Ironman inglese, Bolton, ha una logistica un po’ complicata, con 2 zone cambio distinte e l’arrivo in una terza zona. Io feci quello a Sherborne, peccato non ci sia piu’. Eventualmente -per veri duri- l’ironman Wales a meta settembre riserva freddo, vento e pioggia, oltre che dislivelli importanti.

Dell’IM Vichy (Francia) non so nulla, invece

Continuando il discorso  Ironman Mdot, c’e’ anche quello che mi chiede come sono gli ironman USA, perche’ poi “ci attacco la vacanza”.

Beh, qui siamo su un altro pianeta. Negli Usa lo sport e’ vissuto nella maniera piu’ gioiosa e divertente, con agonismo ridotto ai minimi termini e dove anche i PRO fanno il pasta party con gli amatori, seduti in mezzo a questi (e non nei tavoli riservati come accade in Europa.

Il pasta party ha uno schema consolidato che alla fine risulta un po’ stucchevole, ma di grande effetto: c’e’ sempre il militare di ritorno da una guerra che ha fatto la preparazione negli spazi angusti del campo, e che per sfida vuole fare l’Ironman. L’ex super obeso che ha perso tot chili (dai 150 in su) che ora e’ arrivato al via del traguardo agognato, si festeggiano i piu’ vecchi, maschio e femmina, i piu’ giovani, e chi si appresta per la prima volta ad affrontare un Ironman. E’ c’e’ sempre quello che ha una fioretto, una penitenza da scontare o una scommessa da pagare: feste anche per lui. La retorica abbonda, l’enfasi e’ stucchevole, ma gli americani vivono di questo.

Io ho partecipato agli IM del Canada (ora Challenge Penticton), all’IM Coeur d’Alene, all’IM Lake Placid, all’IM Arizona, all’IM Florida a Panama City Beach e all’IM Boulder. Ognuno di questi va bene: hanno percorsi bike affrontabili e soni in location piuttosto suggestivi. Solo Boulder, che e’ in Colorado, essendo ad un’altitudine costantemente sopra i 1600m necessita di un periodo di acclimatamento. Il prossimo anno saro’ al via dell’IM Texas, che dicono molto caldo, a livello meteo.

Ho anche partecipato all’Ironman delle Hawaii, e beh, ecco perche’ dico “se c’e’ una possibilita’ per qualificarsi, giocatevela”

Ho anche partecipato all’Ironman del Brasile (a Florianopolis), memorabile per il pasta party. E l’IM Cozumel, nella omonima isola del Messico, dove tira un discreto vento.

Da un paio di anni la WTC ha tolto la possibilita’ di qualificarsi all’Ironman della Hawaii con dei 70.3, quindi non posso piu’ consigliare gare di questo tipo, ma posso ricordare come fantastico il 70.3 di St. Croix (Isole vergini USA, Caraibi) per la bellezza del posto. Cosi’ come consiglio il 70.3 Wimbleball Lake, una salitella per ognuna delle 69 miglia (90 km) del percorso bike.

Ovviamente ci sono tanti altri IM, in Messico, Brasile, Sudafrica, Usa, in Estremo Oriente e Australia, ma intervengono nella scelta altre condizioni.

E dunque passiamo alle alternative.

La prima alternativa da valutare e’ sicuramente l’Elbaman. Location bella (l’isola), gli abitanti e le strutture molto meno, Marco Scotti (l’organizzatore) e’ bravissimo, ma poco supportato dalle amministrazioni locali (parlo di 5 anni fa, ma non credo sia cambiato granche’). Percorso suggestivo, ma asfalto infame, chiuso al traffico solo nel senso di marcia degli atleti (con incontri ravvicinati con pulmann tedeschi o olandesi da brivido, nei tornanti in discesa da Marciana), ma certamente un’alternativa economica, sia pure piuttosto impegnativa come percorso bike.

Se l’Elbaman non e’ abbastanza dura, allora si puo’ tentare la fortuna alla lotteria del Norseman, che oltre al nuoto in un fiordo gelido (o comunque freddo) norvegese, saltando da una barca alle 4 di mattina, oltre agli oltre 5000m di D+ in bicicletta con supporto personale (non sono previsti ristori o rifornimenti dall’organizzazione), spesso sferzati dal vento e/o con pioggia gelida, oltre a tutto cio’, ai soli primi 250 e’ consentito arrivare ai 1860m del traguardo vero (e la maglia nera di Finisher), mentre gli altri si devono accontentare della maratona in piano e della maglia di Finisher bianca.

Sulla stessa falsariga il Celtman (con maratona che sale e scende per un cocuzzolo) e lo Swissman, mentre l’Embrunman (32ima edizione), classicissimo IM di Ferragosto, nei 188 km di bici offre 5000 di D+ compresa la scalta all’Alpe d’Huez. Qui siamo gia’ a livelli superiori di sfida. Pero’.

Tornando un po’ con i piedi per terra, il Challenge Roth e’ un altro classico. Roth e’ un paese a sud di Norimberga dove non c’e’ molto: un canale e tante praterie. Occupate da migliaia di persone a meta luglio per questo che molti giudicano come un IM imperdibile. Certamente e’ un Ironman veloce, e l’unica salita la si fa di slancio, fra ali di folla in un estasi modello Tour de France. Dalla sua il fatto che i pettorali si esauriscono in pochissimi minuti (3, quest’anno).

Un Ironman che io consiglio come alternativa al circuito WTC, ma con un fascino minore, per la mancanza dell’obiettivo Kona. Ecco, lo consiglio a chi e’ gia’ stato a Kona e voglia provare un modo diverso di fare Ironman (“Challenge: We are family”, e’ il motto).

Quest’anno la Challenge family avra’ l’Ironman distance anche in Italia, a Venezia, dopo il Challenge half di Rimini gia’ consolidato da 3 anni.

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